giovedì 14 luglio 2016

Salomone - Il re saggio

 La saggezza, si sa, è sempre stata una merce rara. Soprattutto le popolazioni antiche tendevano a tesserne le lodi in miti, racconti popolari e leggende. Purtroppo, però, nelle classi dirigenti non capitava spesso che  i politici fossero dotati di tale virtù e ancor meno capita oggi, come è noto agli occhi di tutti noi. 
 Tuttavia, vi è una figura attorniata da un'aura mitica che nei secoli è diventata la personificazione del buon regnante. Si tratta del celebre re Salomone, conosciuto come uno dei politici più saggi che siano mai esistiti. Vediamo di tracciare i caratteri salienti di questa importante figura del mondo ebraico e di molte altre leggende popolari.


 Il regno e le opere

 Bisogna subito dire che l'unica fonte della storia del re Salomone è la Bibbia. Pertanto, non si può dire con certezza se il regnante sia realmente esistito oppure sia solo una figura appartenente alla tradizione popolare e religiosa ebraica. 
 Se Salomone fosse una figura storica, si ipotizza che il suo regno si collochi tra il 970 e il 930 a. C. circa, dopo quello di Saul e di suo padre Davide. Mentre Davide fu un re dedito alle guerre per affermare il dominio del regno israelita, il nome stesso del figlio indica il cambiamento di tendenza nelle sue politiche; Salomone deriverebbe infatti dal sostantivo ebraico shalom, ovvero "pace", che conferirebbe al nome del regnante il significato di "pacifico".
 Tuttavia, l'ascesa al trono di Salomone non fu così pacifica. Figlio di Davide e Betsabea (in precedenza sposa di Uria l'Ittita), non era il primogenito del re e dovette vedersela con il fratellastro maggiore Adonia, che con il favore di una parte della corte e del popolo tentò di farsi eleggere re a sorpresa. Ma Davide, avvisato da Betsabea e dal profeta Nathan, responsabile dell'educazione di Salomone, designò come suo successore proprio quest'ultimo, supportandolo con l'esercito e la maggior parte della corte. Alla morte di Davide, dunque, Salomone salì al trono e poco dopo mise a morte Adonia e Ioab, il generale di Davide che aveva appoggiato il fratello maggiore. 
 Una volta assicuratosi il potere, Salomone si dedicò allo sviluppo delle relazioni diplomatiche e commerciali del regno di Israele, che divenne il crocevia degli scambi di cavalli tra la Siria, l'Egitto e l'Anatolia. Per proteggere e rafforzare le vie commerciali il re costituì una potente flotta, ampliò il porto di Eziongeber (che si affacciava sul Mar Rosso) e fortificò le vie carovaniere.  
 In campo diplomatico non esitò a servirsi di matrimoni di convenienza per stabilire relazioni commerciali; per questo sposò la figlia di un faraone d'Egitto, che gli portò in dote la città di Gezer. Inoltre, strinse un'alleanza con il re di Tiro Hiram, che gli fornì a lungo manodopera e materie prime per realizzare le imponenti opere pubbliche per le quali divenne famoso il regno di Salomone: il tempio di Gerusalemme (conosciuto anche come tempio di Sion) e la reggia, rispettivamente i centri del potere religioso e politico di Israele. La costruzione di questi due edifici contribuì enormemente all'idealizzazione presso il popolo della figura di Salomone, tanto che ancora oggi gli ebrei considerano il suo regno un'età d'oro, simile a ciò che fu l'età augustea per i Romani.
 Ma le grandi opere avevano bisogno anche di ingenti finanziamenti. Salomone sottopose il popolo a una forte pressione fiscale, richiedendo anche prestazioni di lavoro gratuite. Allo stesso tempo, però, conferì a Israele una solida organizzazione statale istituendo dodici distretti (uno per ogni tribù israelita) governati da altrettanti prefetti e diede impulso alla cultura facendo redigere la prima copia scritta del Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, fino ad allora tramandati oralmente.
 Con il tempo, tuttavia, l'idillio tra Salomone e il popolo iniziò a incrinarsi. La già citata pressione fiscale fu una sola delle cause che fecere crescere il malcontento tra la popolazione israelita. Durante il suo regno, Salomone si distinse per lo sfarzo della sua abitazione e per diversi atteggiamenti arroganti che non si discostavano di molto da quelli dei tiranni orientali. Ma il fattore determinante che lo portò a inimicarsi il popolo fu la sua passione per le donne. Salomone aveva difatti parecchie mogli, molte delle quali erano straniere che praticavano culti idolatrici. Il re non solo permise la pratica di questi culti, ma divenne lui stesso un partecipante ai riti pagani, estranei alla religione ebraica. Ciò comportò l'insorgere di una crisi spirituale tra il popolo d'Israele, che si sentì tradito.
 Tutti questi fattori provocarono rivolte ancor prima della morte del sovrano. Stiamo parlando dell'insurrezione capeggiata da Geroboamo, un sovrintendente di un gruppo di operai regi sostenuto sia dal popolo, stanco delle vessazioni del re, sia da un circolo di profeti. La rivolta fallì e Salomone cercò di mettere a morte Geroboamo, ma questi riuscì a fuggire in Egitto.
  Il sovrintendente tornò a farsi vivo alla morte di Salomone. Il legittimo successore al trono, Roboamo, non aveva le stesse capacità amministrative del padre e ciò provocò la scissione del regno: a lui rimase la parte meridionale, chiamata Giudea, mentre Geroboamo, tornato dall'esilio egiziano, governò sulla restante parte di Israele.

Il tempio di Salomone
 Non solo un sovrano

 La già citata idealizzazione del sovrano contribuì nei secoli a renderlo protagonista di una tradizione folcloristica importantissima nella cultura ebraica. Dalla figura biblica si passò a una trasposizione popolare di Salomone, che assunse caratteristiche analoghe a quelle di un mago onnipotente. Secondo l'immaginario popolare a Salomone Dio concesse un potere illimitato sia sugli esseri viventi sia sui fenomeni naturali. Con il suo sigillo, Salomone riusciva a piegare al suo volere ogni forza, tanto che disponeva di venti che lo trasportavano da una parte all'altra del mondo. Nel Medioevo Salomone era quindi diventato un mago e anche un esorcista: era raffigurato su amuleti e sempre a lui si attribuivano rimedi in grado di scongiurare malefici, di guarire malattie o di compiere prodigi e incantesimi. 
 Oltre a sfociare nella sfera dell'occulto, la fama di Salomone si diffuse anche nel campo della letteratura. A questo sovrano è attribuita infatti la paternità di vari testi biblici, quali l'Ecclesiaste o Qoelet, i Proverbi e il Cantico dei Cantici. In modo apocrifo gli vennero attribuiti anche alcuni dei Salmi, delle odi e altri inni religiosi.

 Il giudizio di re Salomone 

 Uno degli episodi biblici più conosciuti che testimonia la saggezza di questo grande monarca si trova nel primo Libro dei Re al capitolo 3 (versetti 16-28). La vicenda ha per protagonisti il re Salomone e due prostitute. 
 Un giorno avvenne che alla corte del re sopraggiunsero due donne con un neonato per chiedergli consiglio. La prima prese la parola e disse al re: "Ecco, questa donna e io viviamo sole nella stessa casa e abbiamo partorito a pochi giorni l'una dall'altra. Una notte questa donna per sbaglio si è coricata sopra il suo figlioletto, soffocandolo. Allora questa sciagurata ha pensato bene di sostituire suo figlio con il mio, mettendomi in grembo il neonato morto. Mi sono accorta di tutto ciò solo la mattina, quando prima di allattarlo, ho visto che il neonato era morto e che non era mio figlio."
 Sentendola parlare in questo modo, l'altra donna protestò a gran voce: "Mio signore, questa donna mente. Questo bambino che vedete agitarsi sotto i vostri occhi è mio figlio!". Così entrambe le donne iniziarono a litigare animatamente per contendersi il bambino.
 A un certo punto, il re Salomone le zittì bruscamente e tuonò: "Portatemi una spada!". Subito un servo fece quanto aveva chiesto il re e questi riprese: "Dato che entrambe reclamate il bambino, sarà tagliato a metà, di modo che lo possiate avere tutte e due."
 Ma prima che la lama affilata della spada potesse trafiggere il neonato, una delle donne non potè trattenersi e disse: "Mio signore, non fatelo, non uccidete il bambino. Piuttosto, datelo all'altra donna." L'altra invece insistette: "Questo bambino non sarà né mio né tuo, dividetelo in due!".
 Allora il re Salomone fece deporre la spada e sentenziò: "Colei che ha intimato di dare il bambino all'altra donna è la vera madre. Datelo a lei!". 
 Il giudizio del re contribuì a diffondere la fama della sua saggezza straordinaria presso il popolo d'Israele. Da quel momento in poi, la saggezza del re Salomone divenne proverbiale. 



 Salomone e la regina di Saba nelle altre religioni

 Salomone, pur essendo una figura nata nella cultura ebraica, appare cinque volte anche nel Corano (2:102; 21:81-82; 27:15-45; 34:11-13; 38:30-34), dove si ribadisce la sua importanza come saggio profeta a cui obbediscono i venti e gli altri esseri viventi. Nella Sura 27 è presente anche il riferimento alla regina di Saba, menzionata anche nella Bibbia (Primo Libro dei Re, 10:1-13). 
 Il nome della donna è ignoto in entrambi testi sacri (anche se alcune fonti arabe la chiamano Bilqis), ma i racconti sono leggermente diversi. Nella Bibbia è la regina di Saba a recarsi da Salomone perché incuriosita dalla fama del re. Una volta giunta alla corte di Salomone, mette alla prova l'intelligenza del sovrano con degli enigmi, tra cui Salomone riesce a districarsi agevolmente. La regina ha occasione di ammirare anche la splendida reggia di Salomone, di assaporare i cibi della sua mensa e di osservare le vesti e i comportamenti dei dignitari reali. Impressionata dallo spettacolo, ella loda il Dio di Israele e si compiace che la nazione abbia un re tanto retto e saggio. Dopo aver scambiato ricchi doni con il monarca, la regina di Saba fa ritorno per sempre nel suo regno.
 Nel Corano invece è Salomone che, venuto a sapere che la regina di Saba è un'adoratrice del Sole, le invia una lettera che la invita a convertirsi alla religione di Allah. Temendo un'invasione militare, la regina invia un ricco dono al sovrano. Siccome l'obiettivo di Salomone è la conversione dei Sabei, Salomone rifiuta il dono e invita la regine nel suo palazzo che aveva il pavimento di cristallo, sotto il quale scorre dell'acqua. Quando la regina di Saba fa il suo ingresso nel palazzo di Salomone, si alza le vesti, convinta di dover camminare nell'acqua. Solo dopo si accorge dell'errore e capisce l'insegnamento che voleva impartirle Salomone: riconoscere la differenza tra realtà e apparenza. Così, la regina decide di convertirsi alla religione islamica.
 Un'altra religione che fa di Salomone il capostipite di un'intero popolo è il rastafarianesimo. Secondo il testo sacro Kebra Nagast ("Gloria dei Re"), Salomone si sarebbe unito con la regina di Saba, che nella cultura etiope è conosciuta con il nome di Makeda. Dalla loro unione nasce Menelik, che poi diventerà il primo re d'Etiopia. Menelik sarà anche colui che trafugherà l'Arca dell'Alleanza per trasportarla in Etiopia. In questo modo la religione rastafariana individua una discendenza biblica in Etiopia, attribuendo carattere divino anche alla dinastia regnante etiope che ha governato il Paese fino all'ascesa di Hailé Selassié (1930), escluso il periodo dal 950 al 1270 d. C., in cui governò la dinastia ebraica degli Zagué.      

Salomone e la regina di Saba

 Salomone indubbiamente oltre a essere un esempio di saggezza comprende anche molti altri aspetti, alcuni dei quali meno noti. L'aspetto più curioso a mio parere però è che questa figura, come altre, costituisce un ponte tra diverse religioni. Credo dunque che la vera forza di Salomone oggi sia quella di ricordarci che tutti abbiamo le stesse origini e che in fondo, nonostante quello che il mondo ci vuol far credere, non siamo poi così diversi.

      



Fonti:
- Treccani, enciclopedia dei ragazzi, voce "Salomone";
- Treccani, enciclopedia italiana, voce "Salomone";
- Wikipedia (italiano), voce "Salomone";
- Wikipedia (italiano), voce "Gloria dei Re";
- Treccani, enciclopedia dei ragazzi, voce "Regina di Saba";
- La Sacra Bibbia on line, Libro dei Re I, 3:16-28;
- Corano on line nella traduzione italiana 2:102; 21:81-82; 27:15-45; 34:11-13; 38:30-34.

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