sabato 14 luglio 2012

Nascita e guarigione di Il'ja Muromec

 Anche oggi cambio completamente la zona geografica dell'ultimo post per spostarmi verso una terra decisamente più fredda e un'epoca un po' meno remota: la Russia medievale, ovvero la Rus' di Kiev.
 Mentre nell'Europa occidentale furoreggiavano i poemi che trattavano le imprese di cavalieri erranti, nella Rus' di Kiev si diffondevano le byliny, delle narrazioni epiche dell'antica tradizione slava orientale che trattavano delle imprese di principi, regnanti o della storia di città dell'antica Rus'. Vari cicli di queste byliny avevano per protagonisti i bogatyri, guerrieri eroici che venivano identificati come i difensori della terra russa che compiono difficili imprese guerresche o ardue fatiche, oppure come personaggi dotati di grande forza, bellezza, intelligenza o ricchezza. Si possono distinguere due gruppi di bogatyri: uno più antico, meno conosciuto, in cui i possenti guerrieri appaiono spesso associati a forze naturali, e uno che unisce i bogatyri kievani, radunati intorno alla corte di San Vladimir. I bogatyri più giovani sono meno confusi con la mitologia rispetto a quelli antichi e, nonostante le loro imprese appartengano al reame del fantastico e del miracoloso, essi riflettono la storia kievana, costituendo una singolare mescolanza tra cavalleria, cristianesimo e lotta contro i popoli della steppa.
 E' proprio di uno di questi che vorrei parlare oggi: Il'ja Muromec, il più famoso e il più popolare degli eroi dell'epica russa, probabilmente perché era l'unico tra i bogatyri a possedere umili origini. Non tratterò qui di tutte le imprese compiute da questo eroe leggendario, ma mi limiterò a narrare le curiose e prodigiose circostanze della sua nascita e di come divenne un eroe. 


Tre dei bogatyri più famosi: Dobrynja Nikitič (con la spada), Il'ja Muromec (con la mazza e la lancia) e Alëša Popovič (con l'arco)


 Il piccolo Il'ja nacque nel villaggio di Karačarovo, presso la grande città di Murom (da qui l’appellativo “Muromec”, cioè “originario di Murom”). Il padre e la madre erano contadini, ma Il'ja non poteva aiutarli a lavorare nei campi, perché era paralitico fin dalla nascita: non sapeva camminare, né disporre delle mani. Era molto triste per i genitori assistere questo povero ragazzo, che trascorreva tutta la sua fanciullezza su un giaciglio all'interno dell'izba, intristito per essere di peso alla sua famiglia, con il rimpianto di una intera vita di occasioni perdute.
 Ma un giorno, quando Il'ja aveva trent'anni, tre vecchi pellegrini bussarono alla sua porta e per tre volte gli chiesero: "Àlzati, Il'ja Ivanovič. Dacci da bere, abbiamo sete. Dacci da bere a sazietà!"
 In casa c'era solo Il'ja, che mortificato rispose tutte e tre le volte: "Volentieri vi darei da bere, vi darei da bere fino a inebriarvi. Ma per trent'anni di lunga vita non seppi camminare sui miei piedi e non seppi disporre delle mani."
 Allora i pellegrini esclamarono: "Àlzati, Il'ja Ivanovič. Con i tuoi piedi tu sai camminare, delle tue mani tu sai disporre!".
 E, pervaso da una strana forza, Il'ja si alzò prodigiosamente sulle gambe e, levando gli occhi verso l'icona che stava nell'izba, rese grazie al Signore per avergli permesso di acquistare l'uso degli arti.
 Subito allora corse in cantina e portò da bere ai pellegrini, i quali dissero: "E ora, o Il'ja, scendi di nuovo nelle cantine, porta su una coppa colma fino all'orlo e bevi anche tu alla tua salute!"
 Il'ja fece come gli era stato detto e d'incanto sentì sorgere in sé una forza smisurata. Tant'è che quando i vecchi pellegrini gli chiesero cosa sentisse dentro di sé, egli rispose loro: "Sento una grande forza in tutte le membra. Se sull'umida terra ci fosse un anellino, rovescerei la terra sul fianco!".
  Quando sentirono la risposta, i vecchi pellegrini ordinarono di nuovo a Il'ja di scendere in cantina, riempire una coppa fino all'orlo e di berne il contenuto. Il giovane ubbidì e quando ebbe bevuto per la seconda volta dalla coppa si rese conto che la sua forza era calata della metà.
 Soddisfatti, i vecchi lo benedissero e lo salutarono con queste parole: "Vivi, Il'ja, per essere guerriero! In terra morte non t'è destinata, in lotta morte non t'è destinata!"

Il'ja Muromec e i tre pellegrini

 Subito Il'ja corse nei campi dai genitori i quali, stupiti nel veder arrivare il figlio sulle sue gambe, lodarono Dio per il miracolo che aveva compiuto. E Il'ja dimostrò loro la sua forza sradicando una quercia smisurata e gettandola di traverso sul fiume Nepra. In questo modo Il'ja fece un ponte per passare dall'altra parte del fiume e comprese che l'aprire strade sarebbe stato sempre e dovunque il suo destino.
 Il giovane si ricordò della profezia dei vecchi pellegrini e si rivolse così ai genitori: "Padre, madre, datemi la vostra benedizione, poiché intendo partire per la grande città di Kiev, dove vive il principe Vladimir, il piccolo sole, per mettere la mia forza al suo servizio.
 "O figlio diletto", risposero i genitori "parti dunque per la grande città di Kiev. Grande forza ti ha dato Dio, ma tu vivi in grande umiltà e tieni a freno il tuo fervido cuore."
 Così Il'ja condusse fuori di primo mattino il suo cavallo grigio. "Ora, mio Sivko, bianca criniera, ruzzola un po' nella rugiada del mattino, affinché il pelo si ricambi. Da oggi galopperai nelle aperte ampie steppe e servirai il prode Il'ja Ivanovič di Murom!".
 Queste furono le origini del prode Il'ja Muromec.


Fonti: Wikipedia, voci "bogatyr" e "bylina"; Enciclopedia Treccani on-line, voce "bogatyri"; sito internet Bifrost all'url http://bifrost.it/Sintesi/Bogatyri.html.

4 commenti:

  1. Che bello! Sulla storia e sui miti russi non conoscevo niente! :D E brava Gre che ci istruisci. Sei veramente tu un mito :) Bacione

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    1. In realtà un po' vivo di rendita, visto che sono andata alla ricerca dei miti russi per la tesi ;P
      Più che essere un'esperta del settore diciamo che ricerco e metto insieme le informazioni che trovo, così imparo sempre cose nuove!
      Un bacione, Ely, grazie per il tuo prezioso sostegno!

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  2. Non so perchè, ma ho nella testa un'immagine epica della Russia e di tutte le terre dell'Est! La steppa, le terre estese, i cavalli, le yurta, ... .
    Mi piacciono poi i racconti epici di guerrieri, invasi sopratutto da una forza e un destino divino, anche se spesso sono troppo "regligiosi" per i miei gusti. Spero che potrai approfondire con un tuo articolo. Per il momento ti ringrazio Greta per avermi fatto conoscere questa figura!

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    1. I racconti epici e mitologici russi sono veramente belli, anche a me piacciono tanto! *-*
      Il mondo slavo ha un fascino tutto particolare! Questi racconti sono per forza intrisi di riferimenti al cristianesimo. La particolarità del folklore russo è proprio questo: i miti antichi spesso si mescolano con il cristianesimo, che si è affermato prepotentemente dopo che il principe Vladimir lo dichiarò religione di stato nel 988. A partire da quel momento, il cristianesimo entra anche nei racconti folkloristici ed epici. Da una parte è brutto che il cristianesimo abbia soppiantato elementi pagani, ma dall'altra il risultato di questo sincretismo è molto particolare!

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