Oggi parto di nuovo alla carica con i cartoni animati. Nonostante sia ormai cresciuta, non smetto mai di guardarli, perché mi fanno divertire e sanno essere degli intrattenimenti davvero coinvolgenti. Per non parlare dei frequenti riferimenti alla vita reale che contengono!
Mi soffermo su uno dei miei preferiti, la saga dell'orco Shrek. Nel quarto e ultimo (per ora) episodio, il cattivo è impersonato dal perfido Tremotino, che convince con l'inganno le sue vittime a firmare contratti magici che apportano benefici solo a lui. Ebbene, questi personaggi sono tutt'altro che immaginari! Ne esistono tanti di venditori come Tremotino, che escogitano gli stratagemmi più impensabili per truffare la gente.
Il perfido Tremotino del film "Shrek e vissero felici e contenti" |
Voglio però risalire alle origini di questa figura, che affondano nel folklore germanico. Il nome di Tremotino è infatti Rumpelstilzchen, che in tedesco significa "paletto rumoroso". Questo appellativo deriva da un altro essere fantastico, il rumpestilt o rumpestilz, una specie di goblin (chiamato anche pophart o poppart) che si diverte a fare chiasso sbattendo dei paletti o raschiando il legno. Il concetto è simile a quello del poltergeist o rumpelgeist, un "fantasma rumoroso" che sposta gli oggetti domestici facendo fracasso. Già dal nome, dunque, è possibile ravvisare un carattere fastidioso proprio di questo personaggio, che viene alla luce con una fiaba che verrà pubblicata per la prima volta dai fratelli Grimm nel 1812.
La storia narra che molto tempo fa viveva un mugnaio povero quanto bugiardo, che aveva una figlia molto bella. Un giorno, il mugnaio incontrò il re e si vantò del fatto che sua figlia sapeva trasformare in oro la paglia che filava. Il re, stupito, ordinò al mugnaio di condurre la figlia al suo cospetto il giorno successivo.
Appena la fanciulla arrivò, il re la condusse in una stanza piena di paglia con un fuso e un filatoio e le disse: "Se entro domani questa paglia non sarà diventata oro, tu morirai!". Una volta rimasta sola, la fanciulla scoppiò a piangere disperata, perché non era vero che sapeva trasformare la paglia in oro e non sapeva come uscire da quel pasticcio.
A un tratto, la piccola porta della soffitta si aprì e ne venne fuori un nanetto che, vedendo la giovane in lacrime, le si avvicinò.
"Perché piangi, fanciulla?"
La giovane, affranta, si rivolse al nano: "Devo trasformare tutta questa paglia in oro entro domani, ma non so come fare!".
Un lampo di furbizia balenò negli occhi del nanetto: "Posso farlo io per te, se mi darai qualcosa in cambio".
La ragazza abbassò lo sguardo e prese tra le mani la collana che indossava. "Posso darti la mia collana", rispose. L'omino accettò e, sedutosi al filatoio, trasformò tutta la paglia in oro facendo girare la ruota.
Tremotino e la mugnaia |
La mattina dopo il re, vedendo la stanza piena d'oro, si fece vincere dalla bramosia e volle possederne ancora di più. Per questo, condusse la fanciulla in un'altra stanza, più grande di quella del giorno prima (di modo che contenesse più paglia), intimandole di nuovo di trasformare la paglia in oro se non voleva morire.
Di nuovo, la ragazza iniziò a singhiozzare scoraggiata ma, come la notte precedente, anche stavolta la porticina della soffitta si aprì e sopraggiunse il nanetto.
"Cosa mi darai, bella fanciulla, se anche questa volta ti aiuterò?"
"Ecco, prendi questo anello" disse la mugnaia sfilandosi il gioiello dal dito.
Anche questa volta l'omino mantenne la promessa, e il giorno dopo il re trovò la stanza piena d'oro. Ma nemmeno ora la sete di ricchezza del re si era placata. Anzi, egli condusse la ragazza a un'altra stanza, ancora più grande, con la solita raccomandazione di trasformare la paglia in oro. Stavolta, però, il re disse alla mugnaia che se avesse portato a termine il compito che le aveva affidato, sarebbe diventata sua moglie.
Di nuovo il nano accorse in aiuto della ragazza in lacrime, che confessò che non aveva più nulla da dargli in cambio del favore. Il nanetto rimase un attimo a riflettere, poi disse:
"Bella mugnaia, promettimi che quando diventerai regina mi darai il tuo primogenito".
La fanciulla, che non voleva morire, acconsentì, sperando che con il passare del tempo l'omino si sarebbe dimenticato della promessa. Così, ancora una volta, il nano filò per tutta la notte, trasformando la paglia in oro.
Il re, dopo l'ennesimo prodigio, sposò la mugnaia tra canti e feste. Gli anni passarono, e la ragazza ebbe un bel bambino. La nuova regina era talmente felice per quello splendido dono, che si dimenticò completamente della promessa fatta al suo amico nano. Questi però se ne ricordava bene e si presentò dalla fanciulla, esigendo il principino, come d'accordo. La fanciulla scoppiò a piangere, perché non poteva separarsi da suo figlio.
"Ti prego, non prenderti il mio bambino, ne morirei! Ti darò qualunque cosa, ma lasciami il mio bambino!".
Il nano si alterò: "Me l'hai promesso, regina. Non voglio ricchezze, voglio il principino!".
Ma dopo quell'impeto di rabbia, l'omino si calmò e disse, sornione: "Va bene, regina, ti darò una possibilità. Se scoprirai il mio nome entro tre giorni, rinuncerò al bambino. In caso contrario, non lo rivedrai mai più!". E scomparve dalla vista della fanciulla.
La giovane pensò tutta la notte ai nomi più bizzarri che conosceva. Il giorno dopo mandò un messo per raccogliere informazioni o altri nomi dal paese. Quando il nano si presentò a corte, la regina snocciolò tutti i nomi più strani a cui aveva pensato: Gaspero, Gualtiero, Orlando, Zefirino, Anacreonte, Pulcinella, Stenterello, Meneghino, Codinzolo, Panciutello...ma a ogni nome il nano sorrideva beffardo, fregandosi le mani. Saltellava allegro dicendo "No, no, non mi chiamo così!".
Allora il giorno seguente la regina cercò la soluzione ancora con più foga: consultò tutti i suoi libri, mandò dei messi anche nei paesi vicini. Ma quando il nano si presentò la seconsa volta, la scena si ripeté pari pari.
Arrivò così il terzo giorno, l'ultimo a disposizione della regina per scoprire il nome dell'omino. Uno dei messi tornò da un paese vicino senza nuovi nomi, ma con una notizia importante: su un monte alto e scosceso, aveva visto una piccola casetta e vicino a essa un nano che saltellava trepidante e che cantava:
Di nuovo, la ragazza iniziò a singhiozzare scoraggiata ma, come la notte precedente, anche stavolta la porticina della soffitta si aprì e sopraggiunse il nanetto.
"Cosa mi darai, bella fanciulla, se anche questa volta ti aiuterò?"
"Ecco, prendi questo anello" disse la mugnaia sfilandosi il gioiello dal dito.
Anche questa volta l'omino mantenne la promessa, e il giorno dopo il re trovò la stanza piena d'oro. Ma nemmeno ora la sete di ricchezza del re si era placata. Anzi, egli condusse la ragazza a un'altra stanza, ancora più grande, con la solita raccomandazione di trasformare la paglia in oro. Stavolta, però, il re disse alla mugnaia che se avesse portato a termine il compito che le aveva affidato, sarebbe diventata sua moglie.
Di nuovo il nano accorse in aiuto della ragazza in lacrime, che confessò che non aveva più nulla da dargli in cambio del favore. Il nanetto rimase un attimo a riflettere, poi disse:
"Bella mugnaia, promettimi che quando diventerai regina mi darai il tuo primogenito".
La fanciulla, che non voleva morire, acconsentì, sperando che con il passare del tempo l'omino si sarebbe dimenticato della promessa. Così, ancora una volta, il nano filò per tutta la notte, trasformando la paglia in oro.
Il re, dopo l'ennesimo prodigio, sposò la mugnaia tra canti e feste. Gli anni passarono, e la ragazza ebbe un bel bambino. La nuova regina era talmente felice per quello splendido dono, che si dimenticò completamente della promessa fatta al suo amico nano. Questi però se ne ricordava bene e si presentò dalla fanciulla, esigendo il principino, come d'accordo. La fanciulla scoppiò a piangere, perché non poteva separarsi da suo figlio.
"Ti prego, non prenderti il mio bambino, ne morirei! Ti darò qualunque cosa, ma lasciami il mio bambino!".
Il nano si alterò: "Me l'hai promesso, regina. Non voglio ricchezze, voglio il principino!".
Ma dopo quell'impeto di rabbia, l'omino si calmò e disse, sornione: "Va bene, regina, ti darò una possibilità. Se scoprirai il mio nome entro tre giorni, rinuncerò al bambino. In caso contrario, non lo rivedrai mai più!". E scomparve dalla vista della fanciulla.
La giovane pensò tutta la notte ai nomi più bizzarri che conosceva. Il giorno dopo mandò un messo per raccogliere informazioni o altri nomi dal paese. Quando il nano si presentò a corte, la regina snocciolò tutti i nomi più strani a cui aveva pensato: Gaspero, Gualtiero, Orlando, Zefirino, Anacreonte, Pulcinella, Stenterello, Meneghino, Codinzolo, Panciutello...ma a ogni nome il nano sorrideva beffardo, fregandosi le mani. Saltellava allegro dicendo "No, no, non mi chiamo così!".
Allora il giorno seguente la regina cercò la soluzione ancora con più foga: consultò tutti i suoi libri, mandò dei messi anche nei paesi vicini. Ma quando il nano si presentò la seconsa volta, la scena si ripeté pari pari.
Arrivò così il terzo giorno, l'ultimo a disposizione della regina per scoprire il nome dell'omino. Uno dei messi tornò da un paese vicino senza nuovi nomi, ma con una notizia importante: su un monte alto e scosceso, aveva visto una piccola casetta e vicino a essa un nano che saltellava trepidante e che cantava:
“Il pane fa oggi, la paglia domani, ma il meglio è per me è di avere
il figlio del re. Perché nessuno sa trallalalalà che questo nanino
invero assai carino, trallalalalino, si chiama Tremotino”.
"Non può che essere lui!" pensò la regina, che finalmente vide riaccendersi la speranza nel proprio cuore.
Quando il nano giunse da lei, baldanzoso e sicuro della vittoria, la regina si finse affranta ed elencò ancora qualche nome a caso.
"Forse ti chiami Gerosolino?"
"No!"
"Trippettino?"
"No! No!".
L'omino era a ogni secondo più sicuro di vincere e di portarsi a casa il piccolo principe quando, con aria indifferente la fanciulla disse:
"Allora ti chiami forse...Tremotino?"
Al nano si gelò il sangue in corpo. Rimase con la bocca spalancata, senza emettere suono.
"N-non è possibile! Solo il Diavolo può averti svelato il mio nome!" disse infuriato Tremotino, prima di scappare per non farsi più rivedere.
"Non può che essere lui!" pensò la regina, che finalmente vide riaccendersi la speranza nel proprio cuore.
Quando il nano giunse da lei, baldanzoso e sicuro della vittoria, la regina si finse affranta ed elencò ancora qualche nome a caso.
"Forse ti chiami Gerosolino?"
"No!"
"Trippettino?"
"No! No!".
L'omino era a ogni secondo più sicuro di vincere e di portarsi a casa il piccolo principe quando, con aria indifferente la fanciulla disse:
"Allora ti chiami forse...Tremotino?"
Al nano si gelò il sangue in corpo. Rimase con la bocca spalancata, senza emettere suono.
"N-non è possibile! Solo il Diavolo può averti svelato il mio nome!" disse infuriato Tremotino, prima di scappare per non farsi più rivedere.
Il finale della fiaba, però, ha molte altre versioni oltre a quella che è stata appena presentata. In una Tremotino, pestando i piedi infuriato, rimane incastrato con il piede sinistro nel pavimento e, afferrandolo, si squarcia in due. Un altro epilogo vuole che Tremotino sprofondi talmente in profondità con il piede destro da creare una voragine in cui lui stesso precipita, scomparendo per sempre. Infine, nella versione orale nota ai fratelli Grimm, il nano vola fuori dalla finestra su un mestolo da cucina.
Insomma, anche se all'inizio il nano sembra un personaggio positivo, che vuole aiutare la mugnaia in difficoltà, alla fine si rivela tutt'altro che generoso. In fondo, si può dire che il Tremotino di Shrek abbia conservato questo aspetto originario, che è stato rimarcato ed evidenziato.
Ciò che stupisce è come anche una fiaba per bambini possa riflettere anche gli aspetti brutti della realtà, che non è fatta da personaggi amichevoli e disponibili, ma da truffatori pronti ad approfittare della situazione.
Fonti:
- Wikipedia, voce "Tremotino".
Nooo questo post è semplicemente meraviglioso! E quanta verità racconti: è proprio vero che le fiabe non vanno mai dimenticate. Per tanti sono solo qualcosa di tipicamente infantile.. ma in realtà sono gli insegnamenti primi e il reale supporto di cui avremmo bisogno nella vita! Troppi inganni, troppi millantatori e ipocriti.. e le favole ci insegnano la virtù del sapersene guardare! :) Complimenti, stella Gre. Vivissimi! Un abbraccio forte forte! :)
RispondiEliminaGrazie Ely!
EliminaIn realtà avrei voluto saperne di più sulla figura di Tremotino, ma ho trovato solo la fiaba di cui è protagonista. Direi però che questo racconto dice tutto! W la saggezza popolare!
Un bacione!
Thanks for wrriting
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